GESU’, MAESTRO DI UMANITA’
Il discorso che Gesù sta intrattenendo da qualche domenica nel capitolo 6 di Giovanni ora si fa più impegnativo, più radicale e accende con maggiore asprezza la controversia con i giudei. Essi sono sempre più disorientati e spiazzati dalle parole di Gesù: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. “…Rigidi un po’ forse siamo, legati ai nostri schemi e ai nostri rituali anche, ma cannibali mai!”. Gesù parla di mangiare, azione umanissima, parla di pane, di carne, di cose che riguardano la vita degli uomini…Cosa hanno a che fare con Dio, con l’Onnipotente, con il tre volte Santo? I giudei sono così fermi nelle loro convinzioni, chiusi nei loro ragionamenti da non riuscire ad andare oltre il senso letterale delle parole di Gesù. Eppure, Gesù ci prova ripetutamente nei versetti di questa domenica, sette appena (vv. 51-58), in cui riprende a più riprese e a spirale lo stesso discorso. Li vuole guidare ad una comprensione più profonda, più autentica della vita, della fede; li vuole accompagnare nella conoscenza di un Dio che in Gesù non si lascia rinchiudere nei nostri schemi angusti, che è persona in carne, ossa, sangue. E per questo è relazione.
Il mangiare, verbo che ritorna otto volte nel Vangelo di oggi, non è solo soddisfare un bisogno primario, ma è un atto di comunione, di condivisione, di partecipazione. E’ relazione. Anche per Dio: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”… Si tratta di restare connessi con Gesù e ricevere la vita, l’energia, il dinamismo già ora, e per sempre. E in abbondanza. Si tratta di condividere e imitare i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue modalità relazionali…di vivere e credere come lui. In modo così profondamente umano, intenso, vero. “Fino alla fine”. Non solo quindi nel banchetto eucaristico, nella Messa, dove quel “mangiare la sua carne e bere il suo sangue” si attuano nei segni del pane e del vino per mezzo dello Spirito. Ma nella liturgia quotidiana della vita a cui essa rimanda.
“Mangiare la sua carne e bere il suo sangue” è assumere la sua prospettiva esistenziale. E’ fare proprio il suo stile, la sua umanità, e renderci conto che abbiamo bisogno ogni giorno di metterci in cammino e invocare la sua grazia. Tu, Gesù, sei maestro di umanità per ogni uomo che voglia vivere la sua vita in pienezza. Insegnaci ad adorare “il Padre in spirito e verità”, a cercare cioè Dio nella verità della nostra vita; e fa’ che impariamo da te ad aver cura dell’altro e ad abitare l’umano con pietà e tenerezza.
Viola Mancuso, pme
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