21^ Domenica del tempo ordinario
PAROLA PER LA VITA
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Le parole di Gesù, a conclusione del “discorso del pane”, suonano dure, esigenti. Troppo. E molti dei discepoli “tornano indietro”, non se la sentono di rischiare la vita alla sequela di quel rabbi fuori dal comune, straordinario sì, ma pericoloso.
Gesù non abbassa il tiro, parla duro, ma chiaro…Il suo intento non è riscuotere successo, fare audience o proseliti, ma far maturare l’umano. Lascia all’altro la libertà di aderire, di scegliere, anche il male. Non alza la voce, non scaglia anatemi; parla in parabole, racconta storie perché chi ascolta possa aprire il cuore alla verità. Solo chi ama sul serio è capace di questa distanza, di accogliere anche il rifiuto. “Se vuoi…” dirà al giovane ricco (Matteo 19,21), “Volete andarvene anche voi?” ai discepoli disorientati. E in questo spazio di libertà e rispetto l’uomo può guardarsi dentro, ascoltare il proprio cuore e i desideri profondi ed essere capace di percorrere cammini di liberazione. Che rendono più umani, più autentici. Il Dio di Gesù non sa che farsene di una religione che “lega” l’uomo ai sacrifici e alle abluzioni, che sovverte l’ordine dei valori e il sabato diventa più importante dell’uomo, l’esterno più dell’interiorità, la legge più della misericordia.
La bellezza del Vangelo sta in questo essere proposta di vita che mai si impone, pena sconfessare se stesso e il suo Maestro. La “Bella Notizia” avanza per attrazione e non per proselitismo.
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.” Pietro e gli undici, anche se più tardi lo tradiranno, riconoscono che nessuno ha mai parlato come Gesù, con autorevolezza, con verità. Le sue parole attraggono, accendono il cuore, mettono in circolo energie, idee, creano relazioni. Ieri come oggi. “Tutta la vita di Gesù, il suo modo di trattare i poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua generosità quotidiana e semplice, e infine la sua dedizione totale, tutto è prezioso e parla alla nostra vita personale” (Evangelii Gaudium 265).
Alla scuola del Vangelo possiamo imparare davvero l’arte preziosa di vivere e amare.
Viola Mancuso, pme
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