In questa seconda domenica di quaresima ci viene già offerto un anticipo di Resurrezione. Il deserto, le tentazioni, la fatica che abbiamo incontrato nel Vangelo di domenica scorsa (Lc 4,1-13) sono situazioni temporanee, limitate e soprattutto hanno un fine: quello di trasformare la nostra vita e proiettarla verso l’orizzonte dell’eternità.
Siamo sul monte e Gesù vi sale per pregare, per parlare con il Padre, per comprendere insieme a lui la sua missione, per avere la forza di portarla a compimento. Puntuale arriva la conferma, come nel giorno del battesimo quando stava per iniziare la sua missione tra gli uomini. Tu sei mio figlio prediletto!
È proprio una relazione trasformante e che trasforma quella di Gesù col Padre: “mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto…”. Le vere relazioni, quelle sulla montagna, quelle che arrivano dopo un certo cammino anche in salita, sono relazioni che ci cambiano il volto e il cuore, rendono più bella la vita, diventano trascinanti. Peccato che spesso il sonno che opprime Pietro e i suoi compagni prende pure noi facendoci perdere la bellezza di un contatto di preghiera, di un esperienza di luce. Ma quando finalmente ci si sveglia, vorremmo che questo durasse per sempre.
“Maestro è bello per noi essere qui…” ma Luca precisa che Pietro non sapeva quello che diceva. Queste non sono esperienze che portano a rimanere, fermarsi, gustarle per se stessi, “è bello per noi stare qui”.
No, queste sono esperienze che rilanciano il cammino, che ancora una volta ci indicano la voce da ascoltare. ”Questi è Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. Non c’è quindi da rimanere, c’è da ascoltare, c’è da seguire una voce che sempre invita ad un cammino, ad un cammino in salita, che porterà su un altro monte, quello del Calvario, ma ci proietterà per sempre verso il cielo. Ecco il senso della trasfigurazione. E finalmente “essi tacquero” e quei giorno non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Di solito nel Vangelo dopo i miracoli, dopo i gesti eclatanti di Gesù, c’è sempre un parlare e un annunciare a tutti ciò che lui compiva, questa volta no, segue il silenzio, realmente i discepoli forse mettono in pratica l’invito del Padre “ascoltatelo”. D’altronde tutto il Vangelo ci ricorda continuamente questa dimensione . Gesù con questo avvenimento consiglia di fare ciò che ha fatto lui, cercare e vivere una relazione con al centro l’ascolto, il silenzio, la voglia di comprendere il mistero, è un invito il Suo a vivere a livello di cuore e non di parole.
suor Giuliana Imeraj
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