Dopo la parabola dell’amministratore disonesto, che abbiamo letto domenica scorsa, il Vangelo di questa domenica, XXVI del Tempo ordinario, ci pone di fronte ad una situazione per certi versi addirittura imbarazzante.

La parabola del ricco cattivo e del povero Lazzaro si pone in contrasto con quella dell’amministratore infedele. Se il comportamento di questo è stato letto come esempio di uno che rimette i debiti ai debitori poveri e, quindi, come modello di buon uso del denaro, il ricco della parabola di oggi presenta il caso negativo: cosa succede al ricco che non amministra bene la sua ricchezza? Da una parte un ricco che si gode la sua fortuna, materiale, intellettuale che sia, e dall’altra un povero, bisognoso di tutto. Con il racconto di questa parabola il Signore ci invita a orientare sempre il cuore e lo sguardo a Lui, perché pur conoscendo il modo di comportarci di fronte a situazioni di povertà, non sempre siamo capaci di andare in soccorso come vuole Lui e secondo le necessità di chi ha veramente bisogno di un supporto materiale ed umano.

Gesù sceglie i poveri, i malati, i deboli; essi non hanno molte possibilità di difendersi di fronte a coloro che guardano prima di tutto ai propri bisogni e interessi e solo dopo a quelli degli altri. Lazzaro è colui che il Signore ci pone sul nostro cammino per incontrare Lui e per impedirci di continuare sulla strada sbagliata.

Leggendo e meditando questa parabola ci si sente chiamati esplicitamente nella propria coscienza di cristiani: siamo posti da Dio di fronte al giudizio che formula per ciascuno di noi e di fronte alla conversione che ci richiede. La conversione richiede l’ascolto della Parola di Dio: permettere ad essa di scendere nel nostro cuore per lasciare che Egli disponga di tutta la nostra vita… dipendere solo da Lui. Il ricco Epulone non è condannato per la sua ricchezza, ma perché non ha saputo metterla al servizio, non ha saputo condividerla.

Allora chiediamo al Signore di saper accogliere lo stile del Vangelo, chiediamogli di aprire i nostri occhi e il nostro cuore per accorgerci dell’altro e desiderare nient’altro che una felicità possibile e condivisa con tutti.

suor Assunta Cammarota

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