Il tempo del Natale, che si chiude oggi con la festa del Battesimo di Gesù, ci porta sulle rive del Giordano, dove Giovanni Battista predica la conversione dai peccati per accogliere il regno di Dio che è vicino. Gesù scende con la folla nell’acqua per farsi battezzare.   Si   sottopone ad un gesto rituale di penitenza, suscitando una vivace polemica tra i presenti. Ma il piano di Dio prevedeva anche questo, e Gesù, il Figlio obbediente, si sottomette docilmente alla volontà del Padre, facendosi solidale con gli uomini e caricandosi dei loro peccati. E’ un momento fortemente connotato dalla meraviglia per le cose impensabili che il Signore va compiendo. Gesù riceve su di sé non tanto l’acqua del Giordano, quanto la nostra umanità e si immerge nel nostro limite, condivide la nostra fragilità.

Il racconto presenta due caratteristiche: in primo luogo viene riportato il dialogo fra Gesù e il Battista. Se il battesimo di Giovanni esprimeva il bisogno della conversione e del perdono dei peccati, il battesimo del Messia “in Spirito Santo e fuoco”, sarebbe stato capace di trasformare l’uomo in profondità, di creare quel cuore nuovo di cui avevano parlato i profeti. Gesù è venuto per colmare la distanza fra l’uomo e Dio. Egli è   tutto dalla parte di Dio e tutto dalla    parte dell’uomo e riunisce ciò che era diviso. Per questo chiede a Giovanni di essere battezzato, perché “ si  compia ogni giustizia”, si realizzi cioè il disegno del Padre che passa attraverso la via dell’obbedienza amorosa e della solidarietà con l’uomo fragile e peccatore, la via dell’umiltà e della piena vicinanza di Dio ai suoi figli.

Il pensiero di Gesù è chiaro: vi è una giustizia da   portare a compimento, una giustizia sovrabbondante, ma non ancora del tutto evidente a   Giovanni e che si manifesterà sempre più nel corso della sua vita e   soprattutto nella sua Pasqua. In secondo luogo, le parole che vengono dall’alto sono rivolte a tutti i presenti. Gesù, il Messia, ricolmo di Spirito Santo, viene presentato a Israele e all’intera umanità: è il Figlio amatissimo, in cui il Padre trova tutta la sua compiacenza  è l’uomo nuovo che svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. E le parole:” Tu sei il mio figlio prediletto” sono rivolte anche a noi, scelti e prediletti   per essere santi e immacolati   al suo cospetto nella carità, predestinati a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1,4-5).

Ora l’uomo può specchiarsi in Gesù per conoscersi fino in fondo, per fare la verità su di sé. Nel confronto si ritroverà fragile e, insieme, dotato di grandi possibilità: peccatore e destinatario dell’amore misericordioso di Dio; caduto e risollevato dalla bontà onnipotente del Padre. Nel battesimo di Gesù, siamo chiamati a riscoprire il nostro battesimo: rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo, siamo   figli amati, oggetto della compiacenza di Dio, fratelli tra tanti altri fratelli, investiti della missione di testimoniare e annunciare l’amore sconfinato di Dio   Padre.

sr Annafranca Romano

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