La Liturgia della Parola dell’VIII domenica del Tempo Ordinario è tutta impregnata dell’invito ad un affidamento totale al Signore, A partire dalla prima lettura dove il profeta Isaia afferma: “Sion ha detto: Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato’. Si dimentica forse una donna del suo bambino, da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io non ti dimenticherò mai”. E poi ancora con il Salmo 61/62 “Solo in Dio riposa l’anima mia…Lui solo è la mia salvezza, la mia roccia, la mia difesa, la mia speranza, il mio riparo sicuro, il mio rifugio”.
È un invito a vivere questa esperienza di fiducia in Dio che ci ama con amore materno, di affidamento totale a lui che non si dimentica di noi e ci protegge. Il brano del Vangelo di oggi, Mt.6,24-34, inizia con un’affermazione di Gesù che, con grande chiarezza, chiede al suo discepolo una scelta precisa: “Nessuno può servire due padroni… non potete servire Dio e la ricchezza”. Gesù ci mette in guardia dal denaro, se ci affidiamo solo a esso diventa inevitabilmente un idolo. Egli ci dice che le ricchezze, con cui pensiamo di rimuovere le inquietudini per il futuro, il più delle volte ne sono la causa principale e fanno apparire in noi paura e angoscia. Non si possono seguire due padroni, Dio e il mondo, perché entrambi hanno esigenze opposte: Dio è unico eterno e ci ama, mentre il mondo tende a creare idoli che, anche se inconsistenti, chiedono la nostra piena adesione, per cui non è possibile il compromesso. Il discepolo di Cristo sceglie Lui, Lui solo: scegliere Cristo significa entrare con lui nella relazione filiale con il Padre, una relazione che ha come logica la gratuità dell’Amore, opposta a quella del mondo. Chi sceglie Cristo, chi crede l’Amore, vive la vita come dono del Padre. A quelli che non vogliono cadere nell’inganno del mondo Gesù propone di affidarsi a Dio che, per mezzo di Lui, si rivela come Padre previdente, come fanno gli uccelli del cielo e i fiori del campo, il cui valore è di molto inferiore a quello degli uomini che Dio ha fatto a sua immagine e somiglianza. Il Dio Creatore non si dimentica mai della Sua creatura, se essa però si libera dagli attaccamenti non necessari, se essa alza gli occhi al cielo e guarda il mondo con gli occhi di Dio. Il cuore non può dividersi. Il Signore richiede ai discepoli un amore esclusivo, come d’altronde è il suo per noi. Essere liberi dalla schiavitù delle cose, vuol dire affidarsi totalmente a lui, mettersi nelle sue mani. La vera preoccupazione dei discepoli, dice Gesù, deve essere quella del regno, ossia della comunicazione del Vangelo, della edificazione della comunità e del servizio verso i poveri.
Poniamo allora nelle mani del Signore del tempo il nostro presente e il nostro futuro, la nostra vita e ogni nostra necessità, chiediamo allo Spirito di illuminarci per comprendere quali sono gli affanni inutili ai quali leghiamo la nostra vita e di insegnarci ad accogliere in ogni circostanza, fiduciosi nella provvidenza celeste, la Sua volontà.
suor Assunta Cammarota
VIII domenica del t.o. – Come i gigli dei campi
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