Siamo arrivati alla quarta domenica di Quaresima e oggi protagonista della liturgia della parola è la luce.”Un tempo eravate tenebra” leggiamo nella seconda lettura (Efesini 5,8-14), “ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora, il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”. È Lui la luce del mondo, le nostre tenebre saranno illuminate da Cristo, solo Lui può aprire i nostri occhi alla luce. Nel Vangelo la riflessione parte dalla guarigione di un povero, cieco dalla nascita; il miracolo raccontato, avviene a Gerusalemme, lontano dal tempio e suscita reazioni diverse tra la gente che conosceva il “Cieco nato”. Il brano del cieco nato ci presenta la condizione degli uomini: chi accoglie la luce, Gesù Cristo e chi, invece, si mette in contrasto con Lui che è la luce del mondo. La luce di Cristo è un dono gratuito: questo è ciò che ci mostra Il vangelo della guarigione del cieco nato. Il cieco nato non chiede nulla,  è Gesù che posa il suo sguardo su di lui e dà così modo ai discepoli di interrogarlo sul legame, per loro stretto, tra il peccato e l’infermità. Ma Gesù subito afferma con chiarezza che “né lui né i suoi genitori hanno peccato”, facendoci intendere che la sofferenza è una situazione insita nell’uomo fin dalla nascita. Tutti siamo “malati” e bisognosi del “medico celeste” che per primo volge lo sguardo su di noi, per primo prende l’iniziativa: necessaria al miracolo però è la disponibilità e l’apertura all’opera di Gesù.

Alla iniziativa di Dio il cieco deve fare qualcosa, deve obbedire alla parola di Dio, non deve giustificarsi per il fatto che non vedendo non può dirigersi alla piscina. Deve rischiare di camminare ancora nel buio, di inciampare, di cadere, se confida nella parola del Signore che l’ha raggiunto con amore, solo allora può sperimentare la potenza dell’azione divina nella sua esistenza e cominciare a vedere. Perché la luce entri e ci illumini è necessario la nostra parte: ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica. Il cieco, inconsapevolmente, ha compiuto un itinerario dalle tenebre alla luce della fede in Gesù. Crede e riconosce in Colui che gli ha dato la vista, il Signore della sua vita. È questo l’incontro che il Signore chiede ad ognuno di noi: ci chiede un adesione piena e incondizionata alla sua persona, ci chiede di incontrare la Sua presenza viva e vera e vivere per Lui solo. Se Lui è la nostra luce, noi vedremo nella Sua luce e diventeremo trasparente manifestazione delle sue meraviglie nella nostra vita. La storia di questo cieco guarito proietta una luce nuova sul nostro cammino di fede, nelle profondità del cuore umano, sugli ostacoli che incontriamo quotidianamente, sulle tentazioni che ogni giorno dobbiamo affrontare.

Ci fa comprendere che la luce è esigente, ci costringe a rompere con le nostre vecchie abitudini, ad allontanare le oscurità che ci avvolgono e a ritrovare l’entusiasmo del momento del nostro primo incontro con il Signore.

Suor Assunta Cammarota

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