In questa liturgia odierna, quinta di quaresima, esplode con gioia il senso della vita. Attraverso il Vangelo, infatti, siamo chiamati a confrontarci con il miracolo del ritorno all’esistenza di Lazzaro che diventa per noi simbolo della risurrezione e della vita.

Lazzaro è malato (v. 1); a lui Gesù vuole molto bene e, quando lo viene a sapere, si trattiene ancora due giorni prima di andare da lui (vv. 6.11). Egli aspetta che si completi il ciclo biologico di Lazzaro per meglio manifestare l’opera di Dio affinché i discepoli credano (v. 5) che proprio lui è l’inviato del Padre che ridona vita a tutti coloro che, credendo, si affidano a Lui.

È bene soffermarci oggi, sulla progressione della fede in Marta. Ella aspetta l’amico Gesù che tarda a venire, in un certo senso lo rimprovera al suo arrivo (v. 21) ma sa che qualunque cosa il Signore farà, sarà bene per lei e per tutta la sua famiglia. A lei il Signore rivolge un’interessante domanda, valida anche per noi: “Credi tu questo? (v. 26) Credi cioè che a me tutto è possibile? Ella risponde affermativamente e scopre le meraviglie di Dio. Quest’esperienza così forte la spingerà a chiamare sua sorella  Maria ricordandole che “il Maestro è qui e ti chiama” (v. 28)… un bell’invito anche per noi.

Sì, il Signore ci chiama a vivere con Lui, per Lui ed in Lui tutta la nostra esistenza. Ci fa uscire dalle tenebre della nostra interiorità, ci chiama a venir fuori dai nostri sepolcri (v. 43) in cui per paura e per dolore ci siamo rinchiusi per liberarci e farci andare (v. 44) con passo deciso verso di lui.

Accettiamo, allora, quest’invito, prostriamoci ai piedi del Maestro (v. 32), riconosciamolo Signore e affidiamo a lui tutto noi stessi per vivere da uomini e donne libere nell’amore e per aiutare tanti che sono lontani a vivere la magnifica esperienza di Dio che salva, redime, perdona.

suor Simona Farace

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