Con questa espressione quasi enigmatica l’evangelista Matteo ci racconta un evento importante non solo per Gesù, ma soprattutto per i suoi tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni che rappresentano un pò tutti noi. Il testo è posto subito dopo il riconoscimento del Signore da parte di Pietro e dell’annuncio della passione da parte di Gesù, a cui Pietro reagisce con veemenza perché non riesce ad immaginare un Messia “debole”, destinato al fallimento e alla morte.

Gesù, come nuovo Mosè, sale su un alto monte (v. 1), luogo per eccellenza dell’incontro con Dio e fu trasfigurato davanti a loro, entra cioè in uno stretto contatto con il Padre, tanto da brillare di forte luce e splendere di candore. In realtà, la trasfigurazione, simbolo del vero incontro con Dio (Anche Mosè ardeva in volto di forte luce dopo l’incontro con Javhè) è un momento fondamentale nella vita di questi tre discepoli che sono resi partecipi della gloria futura. Il ricordo di questo evento li dovrà sostenere e accompagnare nelle diverse vicende dolorose che di lì a poco si sarebbero consumate. A dare testimonianza a Gesù ci sono Mosè ed Elia (v. 3), simboli della Legge e delle parole dei profeti che in Cristo vengono portate a compimento, ma su tutte eccelle la voce del Padre che lo indica come proprio Figlio invitandoci ad ascoltarlo (v. 5).

Credo che la parte più importante di tutta la pericope a noi proposta, quest’oggi, sia proprio l’invito all’ascolto del Figlio di Dio, alla sua parola che non solo ristora il nostro cuore e le nostre deboli forze nel cammino della vita, ma che ci aiuta soprattutto a trasfigurare tutte quelle realtà per noi difficili e senza senso. È solo ponendo lo sguardo in lui che possiamo brillare di luce, luce che illumina tutti gli eventi che noi viviamo, tutta la nostra esistenza, dandogli un significato pieno e vero. Sì, il nostro essere cristiani deve porre le sue fondamenta sulla salda roccia della Parola facendo un po’ di silenzio dentro e fuori di noi per ascoltare come fare, cosa fare, come meglio vivere.

La trasfigurazione, allora, diventa il luogo di incontro con Dio, così profondo, così entusiasmante che vorremmo fare proprio come Pietro, tre tende, per restare sempre con il Signore (v. 4); ma, “quando una stilla di rugiada è caduta su di te, non dimenticarti dei fratelli tuoi”, ci ricorda la nostra fondatrice, madre Ilia Corsaro. Quando abbiamo incontrato veramente il Signore e dato ascolto alla Sua Parola, abbiamo il dovere di portare agli altri questo messaggio di profonda gioia che dà luce a tutto il nostro essere, a tutto il nostro esistere. Non dobbiamo temere (v. 7), dobbiamo alzarci e diffondere ovunque, con la nostra vita rinnovata, la parola d’amore che conquista, trasforma, eleva (madre Ilia Corsaro).

sr Simona Farace, PME

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