La parabola delle “dieci vergini”, che la liturgia di questa domenica offre alla nostra meditazione, ha un’intensità suggestiva particolare ed esprime molto chiaramente l’intento di Gesù di esortarci alla vigilanza, nell’attesa del suo ritorno glorioso, come Sposo dell’umanità, impegnati nella fede, nella speranza e nell’amore.

Le dieci vergini che vanno incontro allo sposo con le fiaccole accese sono i discepoli, siamo tutti noi. Il problema è il ritardo dello sposo, che mette allo scoperto la stoltezza di coloro che non si sono preparati nel tempo dell’attesa.  La riserva dell’olio è la fedeltà e la perseveranza, la vigilanza, la capacità di discernere.     Nell’incontro con il Signore ognuno sarà giudicato secondo il suo agire.     La risposta negativa delle giovani sagge, che può sembrare egoistica, rimarca l’aspetto della responsabilità personale, che non si può sostituire con un prestito; un altro non può amare al posto mio. L’immagine dello sposo e delle vergini allude al mistero di questo rapporto tra Dio e l’uomo.  Nel racconto ciò che fa la differenza tra le vergini è l’olio: chi ce l’ha e chi se lo deve ancora procurare; olio che si mette da parte giorno dopo giorno, nella fedeltà ai propri impegni, nella preghiera, nel lavoro, nella disponibilità all’altro.

Tutta la parabola è raccontata non tanto per conoscere ciò che avverrà alla fine, ma ciò che è in gioco quotidianamente nella nostra storia terrena, in rapporto al desiderio del cuore di godere la pienezza.  E’ necessario vivere nella vigilanza, perché se Dio è il futuro assoluto della storia, solo in Lui dobbiamo riporre la nostra fiducia, per realizzare noi stessi e portare il nostro contributo all’oggi che  ci viene donato. Vigilanza è fiducia nella storia concreta, in cui Cristo si è incarnato ed opera. Le vergini prudenti non negano il proprio aiuto alle amiche per puro egoismo, ma insegnano come procurarselo per tenere accese le lampade. Il dono prezioso di Dio, che ci aiuta ad essere vigilanti, pronti ad accogliere il Signore che viene, è il tempo. Se ora sappiamo essere con Lui, lo saremo anche quando ci chiamerà al suo regno eterno.

Solo nel dialogo continuo con Dio, fatto di ascolto, di discernimento per conoscere la sua volontà, di impegno per realizzare il suo Regno, di accettazione delle sofferenze, riusciremo a convincerci che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. Il problema non è solo quello di avere un cuore vigile, ma un cuore innamorato, e chi ama, sa attendere la persona amata.

(sr Anna Romano)

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