Il Vangelo di questa domenica ci riporta nella sinagoga di Cafarnao, dove Gesù sta tenendo un lungo discorso sul pane di vita e riferendosi al passo biblico relativo alla manna, inviata al popolo d’Israele nel deserto, applica a se stesso il contenuto del messaggio. I presenti, al sentire tale dichiarazione, si domandano:   ”Come può costui affermare di discendere dal cielo”? Sono incapaci di riconoscere in concreto la via di Dio che si sta rivelando a loro. Di lui conoscono la madre, sanno che è il figlio di Giuseppe. All’inizio del suo vangelo, Giovanni l’aveva proclamato:” Dio nessuno l’ha mai visto, proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui l’ha rivelato”(Gv 1,18). Se è Lui a rivelare il Padre, allora solo da lui può venire la conferma di verità della volontà del Padre. Soltanto Lui può dare ed è il pane di cui c’è bisogno e che tutti cercano. Dunque i tempi messianici sono compiuti: la verità di Dio risplende in Gesù. Perché allora non l’accolgono?

Forse la risposta va cercata proprio in quel movimento di discesa che caratterizza l’agire di Dio. Il discendere dal cielo non indica semplicemente la provenienza di Gesù, quanto piuttosto il movimento dell’abbassarsi di Dio per comunicare il suo amore e far vivere. Gli uomini non amano abbassarsi, benché vogliano la vita e desiderino l’amore. Pensano sempre in termini di grandezza mondana, dove il potente prevale sul debole, il grande sul piccolo.

Gesù, invece, quando parla di innalzamento, allude sempre al suo essere innalzato sulla croce, perché è lì che risplende l’amore di Dio per l’uomo.

Lo afferma anche Paolo quando ricorda agli Efesini: ”Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo ci ha amato”.

       Ora, tutta la difficoltà per l’uomo deriva proprio dal fatto che, invece di accogliere la grazia, ne vuole una a sua misura. Ma non esiste altra grazia se non quella, da parte di Dio, del suo far grazia di sé a noi, in benevolenza e misericordia, nel Cristo. La volontà del Padre è vedere l’uomo investito dal suo Spirito, consegnato alla sua misteriosa operazione di compiere  il mistero della riconciliazione in Cristo. Aprire il cuore alla fede significa approdare alla percezione di quella grazia, che apre alla bellezza di un amore gustato e condiviso, in umile e gioioso accondiscendere al mistero dell’abbassamento, che fa risplendere l’amore di Dio. La fede è proprio a servizio dello splendore di quell’amore, che discende dall’alto e di cui il pane eucaristico è simbolo perfetto.

(sr Annafranca Romano)

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