La nuova realtà suscita stupore (v.22) che fa sorgere inquietanti interrogativi sull’identità di quest’Uomo che sembra essere già noto agli abitanti di Nazareth: è il figlio di Giuseppe (v. 22).

I fedeli ebrei presenti nella sinagoga hanno la presunzione di conoscere già il Figlio di Dio e le sue opere… Tutto è già scontato: farà miracoli per aumentare la fede… e aspettano che questo si compia, che il medico curi se stesso ( v.23), la sua gente.

Eppure Gesù non farà alcun segno. Perché? Perché l’agire di Gesù non venga frainteso come “miracolistico”.

La fede, la nostra fede, è storia di incontro, non di spettacolarità di eventi… è cammino verso la vera Patria, non attesa di “magie”.

E così Gesù ricorda ai suoi uditori, l’atteggiamento di fede che, nel corso del tempo, hanno avuto i pagani, i quali, pur senza conoscere il Dio d’Israele, hanno fiducia, fede in Lui ed ottengono la manifestazione dei prodigi del Signore, delle Sue meraviglie. Questo succede a Zarepta di Sidone in cui una vedova che aveva pure un figlio, aveva pochissima farina e pochissimo olio per cuocere focacce, così sarebbero morti. Giunto il profeta Elia, le chiede da mangiare, di fidarsi nell’aiuto di Dio, e farina e olio non diminuirann , nel paese gravava una forte carestia.

Allo stesso modo successe al lebbroso Naaman, Siro, il quale fidandosi della parola del profeta Eliseo, si bagnò nel fiume Giordano, uscendone totalmente guarito dalla lebbra che lo attanagliava.

Tutto questo ci mostra che Dio non fa preferenze di persone (At 10,34) per manifestare i suoi prodigi, ma che richiede da noi solo un’apertura di fiducia verso la Sua Parola.

Gli uditori di Nazareth restano scandalizzati davanti a questi esempi portati da Gesù e così, vogliono cacciarlo. Siccome il Figlio di Dio non si comporta come loro avrebbero voluto, secondo i loro desideri, lo scacciano via, senza nemmeno ascoltarlo, ma Gesù, per primo, se ne va. È questa un’occasione persa per i nazarethani, Gesù è alla porta e bussa: se qualcuno Gli apre, verrà da lui e cenerà con lui (Ap 3,20) dando vita ad una forte comunione, ma se nessuno apre andrà via e sperimenteremo il buoi della solitudine.

Sant’Agostino era solito dire: “Temo il Signore che passa…”.

Che il Signore, al Suo passaggio, ci trovi vigilanti, in attesa del Suo arrivo, pronti all’ascolto della Sua Parola di salvezza, con la lampada della fede accesa affinché la sua fiamma arda per Lui e brilli per il mondo, facendo luce, per tutti i fratelli.

sr Simona Farace, P.M.E.

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