La nascita del Salvatore è gioia per alcuni (i pastori, i semplici, gli umili) e rovina per altri (re, orgogliosi, superbi). Erode cerca di uccidere il bambino (v. 13) perché teme di perdere il potere esercitato sul suo popolo. Allora Giuseppe deve fuggire (v. 14) per metterlo in salvo fino alla morte del re Erode. Bella scena familiare quella presentata oggi dal vangelo di Matteo: Giuseppe prende con sé il bambino e sua madre (v. 14) per fuggire in Egitto. Sono delineati chiaramente i ruoli familiari: il capofamiglia (Giuseppe) si prende cura dei membri più indifesi e deboli: il bambino e sua madre (v. 14). Credo che questa pericope ben si presti ad una riflessione sul senso della famiglia oggi. Ci sono ancora questi valori quali la premura, la custodia, l’attenzione all’altro? O regna una profonda indifferenza, forte egoismo, alta superbia? Ci riconosciamo in questa famiglia santa? Siamo di sposti ad “alzarci” (vv. 13.19) per soccorrerci mutuamente o siamo ancora avvolti nel sonno della pigrizia? Eppure siamo stati creati a immagine di Dio, quindi ad immagine della Trinità che fa delle differenze una ricchezza nell’unità. Anche le nostre famiglie sono sede di realtà profondamente diverse: c’è il padre, la madre, i figli…ognuno con un’identità e un compito familiare ben preciso. Ma a volte i ruoli sono sovvertiti, regna il vuoto, la mancanza, l’indifferenza. Non siamo capaci di fare della nostra diversità, un forte dono di unità. E allora si incontrano difficoltà, disagi, paure. In tutto questo, però, abbiamo bisogno di fare come Giuseppe che si alza con decisione per custodire la sua famiglia. Ogni membro è così chiamato alla disponibilità reciproca, all’apertura e soprattutto al dialogo; un dialogo serio, sincero, in cui ognuno si dona all’altro facendosi conoscere nella propria interiorità: forse è questo che manca oggi nelle nostre famiglie? Forse su questo dobbiamo puntare se vogliamo fortificarci nei rapporti familiari e vivere serenamente? Su questo credo che siamo chiamati a riflettere con attenzione e sincerità.
Alziamoci, dunque, accogliamo la volontà di Dio che è il Suo progetto su di noi, accogliamoci reciprocamente con stima, affetto, sincerità. Accresciamo la nostra disponibilità per fare delle nostre differenze un’unità compatta, ad immagine della trinità che vive dentro di noi. In questo modo sarà sempre Natale, perché nascerà ogni giorno Dio nelle nostre case, nei nostri affetti, nei nostri cuori.

suor Simona Farace

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