Se c'è qualcosa che si nasconde in modo subdolo nella nostra vita, questa è la paura. Una paura che si manifesta in moltissime forme, in tutti quanti noi, nessuno escluso; neppure chi dice: “io non ho paura per niente!”: solo chi non è umano, non ha paura. E per quanto riguarda il Maestro, pare che la paura abbia sfiorato anche la sfera del divino. Getsemani insegna...
Ci sono due modi di vivere la paura: farsi travolgere da essa oppure esorcizzarla. Chi si fa travolgere dalla paura, non riesce ovviamente più a vivere in maniera serena. Ogni cosa lo preoccupa, ogni cosa lo mette in agitazione, ogni cosa gli crea ansia: la sua paura è più grande delle sue rette intenzioni, dei suoi desideri, della sua stessa vita. E allora, una situazione come questa lo rinchiude in casa perché vede gli altri come dei potenziali pericoli pronti in qualsiasi modo a trascinarlo nel baratro.
E poi c'è chi la paura la esorcizza, di chi mette in atto tutta una serie di comportamenti più o meno consci con i quali vuol far credere a sé stesso e agli altri che lui non teme nulla, che per lui la vita va avanti nonostante tutto.
Il brano di Matteo ci offre invece una “terza via”, basata su un concetto che oggi viene ripetuto per ben tre volte: “Non abbiate paura”. Il che non significa che la paura non esista e nemmeno che sia il frutto di complesse manipolazioni mentali dell'uomo. La paura c'è ed è umana, ma per chi crede, essa non può avere il sopravvento sull'uomo e nemmeno può essere vinta con atteggiamenti spavaldi o di superiorità. La si vince con lo stesso atteggiamento che Gesù ha avuto nei confronti del Padre: la fiducia, ovvero il senso di abbandono totale nelle mani di Dio.
È la fiducia in Lui che ci permette di non avere paura della gente e di tutte le trame che spesso mettono in atto per fare del male, calunniare, distruggere: perché “non vi è nulla di nascosto che non sarà svelato”. Chi opera in maniera subdola, ingannevole, nascosta, pensando così di seminare terrore tra le persone infangando la loro vita con una serie di menzogne, non può avere la meglio. Chi compie il bene senza preoccuparsi di compiacere agli altri, ma con l'unico scopo di cercare di essere giusto, onesto e rispettoso, può fidarsi di Dio perché Lui fa trionfare il bene sempre e comunque.
È la fiducia in Dio che ci permette di non avere paura di ciò che uccide il corpo, che sia uomo o animale, malattia o virus, incidente o catastrofe naturale: perché se hai vissuto ogni giorno la tua vita intensamente come un dono, un dono ricevuto e da donare, sia pur in mezzo a tanti errori e difficoltà, ma cercando sempre di metterci anima e cuore in tutto ciò che fai, non devi temere chi ha il potere di mettere la parola “fine” alla tua vita; devi temere piuttosto chi ti impedisce di dare “un fine” alla tua vita: e nessuno, più di noi, è capace di rovinare la propria esistenza vivendo senza un fine e senza ideali. Su una vita vissuta in questo modo giunge il giudizio di Dio, ed è lì che dobbiamo avere paura di chi “può fare perire l'anima e il corpo”.
È la fiducia in Dio che ci fa capire quanto sia preziosa la nostra vita ai suoi occhi, anche e soprattutto quando ci lasciamo schiacciare dalla paura e pensiamo di non farcela più e di non contare nulla, né agli occhi della gente né tantomeno agli occhi di Dio. Ma se Dio si prende cura di ogni sua creatura, anche della più piccola - come può essere un passerotto - volete che non si prenda di cura di noi, per il quale ha creato e continua a far vivere il mondo?
Noi valiamo tantissimo ai suoi occhi e il modo migliore per dimostrarlo è quello di vivere senza che la paura ci schiacci e senza che noi, in nome della nostra presunta superiorità a tutto e a tutti, schiacciamo gli altri con le loro comprensibili paure e non credo ci sia altro modo per salvare la nostra fragile umanità e le relazioni tra di noi se non avendo fiducia nel Dio della vita.
Il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenburg viene condannato a morte il pastore teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer e mentre andava a morire, saluta i compagni di cella dicendo loro con serenità: «Vado verso la vita». Qualunque cosa ci stia capitando, diciamo sempre a noi stessi: "È per la vita! Non capisco, ma non ho paura" perché «Omnia possum in eo qui me confortat». (Fil. 4,13)
don Franco Bartolino
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