«Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio». Marco inizia così il suo racconto per ricordarci che la buona notizia è Cristo: Lui deve essere al centro di tutto, perché Lui solo è il motivo del nostro essere cristiani.
Queste parole di Marco ci stimolano ad una verifica del nostro essere cristiani. Domenica scorsa la liturgia della parola ci invitava alla vigilanza, oggi, invece, ci chiede la conversione, il ritorno a Dio, un cambiamento di mentalità e di vita capace di mostrare la differenza del cristiano rispetto a quanti non hanno il dono della fede.
L’evangelista presenta Giovanni Battista che, con le parole del profeta Isaia: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», tocca il cuore di chi lo ascolta, aprendolo al grande dono della conversione. Giovanni si manifesta come inviato da Dio e, fattosi «voce» grida e chiede con risolutezza l’impegno personale di fronte al Signore, annuncia il Veniente, il Signore che immergerà i credenti non in acqua soltanto, ma nello Spirito Santo: «Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Dunque, chiediamoci: perché dobbiamo preparare la via? Perché l’incontro con Dio esige disponibilità ed apertura. Se dentro di noi non c’è l’attesa di Dio, la coscienza umile della nostra insufficienza e fragilità, non lo troveremo mai. Solo l’umile arriva a Dio.
Per incontrare Dio è necessario cambiare strada: «raddrizzare i suoi sentieri», è necessario cambiare il modo di pensare e di valutare; conversione non significa soltanto smettere di peccare, ma cambiare dal di dentro; significa «smontare» le idolatrie della vita, restituire a Dio il primato.
Il Battista «era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico». Giovanni è nella condizione ideale per l’incontro con Dio: ha dato un taglio a vanità ed illusioni; egli è un uomo libero, povero e vive come un profeta. Per questo può predicare, può gridare, può rimproverare.
E la gente esce dalla città verso il deserto, per ascoltare il nuovo Elia che dice la verità. Gerusalemme improvvisamente si vergogna di se stessa e va a cercare nel deserto un messaggio di liberazione: il deserto, infatti, è la condizione spirituale ideale per decifrare il mistero della vita.
E cosa dice il Precursore nel deserto? «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Questa affermazione significa che Giovanni non vuole legare la gente a se stesso, non desidera che faccia di lui il motivo della fede, che si leghi a lui, perciò afferma: «dopo di me viene un altro!».
sr Annafranca Romano
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