La liturgia della Parola di questa seconda domenica del tempo ordinario ha come tema la chiamata al discepolato. Nel Vangelo di Giovanni la prima parola di Gesù è una domanda: “Che cercate?”
I due primi discepoli rispondono in modo molto semplice: non stanno cercando una risposta teorica, una verità, una formula teologica, ma una relazione. Il loro desiderio esprime una ricerca di familiarità: “dove abiti”? Il luogo in cui abitiamo parla di noi. Per diventare veramente familiari con qualcuno occorre entrare nella sua casa. Non si può mai essere veramente amici senza mai aver abitato la casa dell’altro.
Gesù accoglie questo desiderio di familiarità e li invita nella sua casa. Per conoscere Gesù non è solo parlare di lui, quanto di stare e conversare con lui. Molti pensano di conoscere il Signore o di averlo incontrato semplicemente perché hanno letto di lui. La Parola si compie quando facciamo esperienza di Dio.
Eppure, benché i due discepoli ricordino con precisione l’ora in cui è avvenuto quell’incontro: erano circa le quattro del pomeriggio, non descrivono il luogo in cui Gesù abita. Forse è un modo per dirci che non c’è un luogo esclusivo in cui si può incontrare Gesù, ma ci sono tante esperienze, tanti modi, in cui Dio si lascia trovare. Nessuno ha l’esclusiva, nessun movimento, nessuna spiritualità, nessun gruppo! È il Signore che si lascia trovare dove vuole.
Quando cerchiamo qualcosa è perché abbiamo riconosciuto che ci manca, anche se a volte non sappiamo neanche bene cosa stiamo cercando, forse non sappiamo neanche se sia la cosa migliore per noi, ma nessun cammino può iniziare eludendo questa domanda. La Parola di Dio ci invita a metterci davanti a questo interrogativo: cosa sto cercando oggi nella mia vita?
La risposta di Gesù rappresenta una sfida: “Venite e vedrete”. Non svela il segreto, non dice parole inutili, li invita a stare con Lui.
Ecco la fede nel suo nucleo essenziale. Nella nostra vita c’è sempre un incontro decisivo, una via di Damasco. Ma non basta, quella luce che Dio accende all’improvviso può essere soffocata dalla pigrizia o dalla superficialità, può essere spenta dalle nostre paure.
È necessario fare della vita un continuo incontro con Gesù. Sappiamo dove e come trovarlo. Due sono i canali ordinari: la celebrazione eucaristica e la carità.
In ogni Eucaristia Gesù è presente e ci unisce a Lui come ha promesso: “chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui”. Ma è presente anche nei più poveri, in quelli che nessuno vede: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Ogni gesto di autentica carità ci fa entrare in relazione con Lui.
“Quel giorno rimasero con lui”: se vogliamo, anche noi possiamo restare sempre con Gesù. La fede non alimenta il desiderio di vivere grandi emozioni, ma dona l’intima certezza di vivere ogni appuntamento della vita in compagnia di Dio.
L’incontro con Gesù, quando è autentico, genera il desiderio ulteriore dell’annuncio. I primi discepoli raccontano quello che hanno vissuto. Il Vangelo cammina attraverso le relazioni e le guarisce. Se questa guarigione non avviene, occorre chiederci se abbiamo veramente incontrato il Signore. Andrea inizia la sua evangelizzazione proprio permettendo al fratello Simone di essere incontrato da Gesù.
sr Annafranca Romano
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