«Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore» (cfr. Is 66,10-14).
E’ l’annunzio di gioia che unisce tutta la Liturgia di questa XIV Domenica. Una gioia che scaturisce dalla consolazione di una presenza: Voi lo vedrete e il vostro cuore gioirà. Un annunzio che dovrebbe far vibrare la Gerusalemme di oggi come quella ai tempi del Profeta Isaia. Una Gerusalemme che porta tuttora, il peso di non avere riconosciuto Colui che è venuto e continua a venire, perché il rifiuto degli uomini non è capace di bloccare l’amore di Dio, la Sua volontà di Salvezza, la fedeltà a Sé stesso.
Ecco perché il Signore costituisce discepoli e li invia a tutte le parte e dalla parte di tutti per essere portavoce della Sua gioia, della sua Pace. E’ preciso Gesù riguardo alle esigenze del mandato: «Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio” » (cfr. Lc 10,1-12.17-20).
La credibilità dell’annuncio va preceduta e accompagnata dalla preghiera, con la coscienza che siamo tutti pellegrini in questo mondo in continua trasformazione, e perché il Vangelo non può fermarsi, ecco la necessità di pregare il Signore della Messe.
La credibilità dell’annuncio va arricchita solo dalla povertà di mezzi, di persone, perché appaia che l’opera è di Dio, non degli uomini; è totalmente gratuita e deve arrivare a tutti, senza distinzione, pure rispettando la libertà di tutti e di ciascuno.
Annunzio di gioia quindi, che lascia nell’aria l’invito che ha determinato la Storia: “È vicino a voi il regno di Dio”. Annunzio che deve essere preceduto
La gioia dell’annunzio e l’annunzio della pace : ecco l’essenza alla quale tutti siamo chiamati. E noi, con Paolo, in virtù del nostro Battesimo, non esitiamo a dire la Verità, a annunziare la Pace che il mondo non ha, a testimoniare che nonostante tutto e al di là di tutto c’è Lui, il Signore, l’unica ricchezza dalla quale possiamo essere fieri: «Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (cfr. 6,14-18).
suor Maria Aparecida Da Silva
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