Non è affatto piacevole sentire il Signore Gesù che nel Vangelo ci invita a farci degli amici attraverso la ricchezza disonesta; così come non è bello sentirlo lodare l'amministratore disonesto della parabola per aver ripetutamente frodato il proprio padrone! Se anche Dio si mette a prendere le difese di chi si comporta in maniera disonesta nell'uso del denaro, tanto vale essere disonesti anche attraverso metodi non del tutto leciti! E allora mi chiedo: che Dio è quello di Gesù, che prende le difese dei disonesti?
Tranquillizziamoci: lungi dall'insegnamento del Maestro - e ancora meno dal pensiero dell'evangelista Luca - difendere la ricchezza e la disonestà ad essa collegata. Anche perché l'ultima frase del Vangelo proclamato oggi, non lascia spazio a dubbi: “Non potete servire Dio e la ricchezza”, ovvero Dio e la ricchezza sono assolutamente incompatibili tra di loro. Quindi, ciò che ci viene insegnato attraverso il Vangelo va compreso e capito bene, anche se non senza fatica. La parabola raccontata da Gesù, rimane quasi tronca: com'è andata a finire? Sappiamo solo di un amministratore che ha a che fare con i debitori del suo padrone, cercando di volgere a suo favore questo debito. Luca ha voluto lasciarci di proposito con questa immagine: quella di uno che si sta dando da fare per togliersi dai guai e assicurarsi il futuro, uno che si sta impegnando nel suo oggi pensando al suo domani. L'evangelista, in fondo, ci vuole far comprendere che nell'ottica di ottenere la salvezza dobbiamo sfruttare abilmente ogni opportunità per essere accolti un giorno nella casa del Padre.
E così, nell'ultimo disperato gesto per cercare di assicurarsi un futuro, l'amministratore disonesto fa qualcosa che gli merita l'elogio del suo padrone: non cerca di appropriarsi dei suoi beni, ma li dà agli altri, nella speranza di trasformare i debitori del suo padrone in debitori verso se stesso.
Il messaggio è chiaro: solo donando i beni materiali a chi è nel bisogno si ottiene un vantaggio per se stessi; solo una gestione della ricchezza pensata per gli altri arricchisce veramente se stessi. La buona gestione delle cose materiali, spese a favore degli altri, costituisce un pegno per accedere alla vita eterna; perché, se siamo capaci di gestire in maniera equa e a favore degli altri i beni terreni, saremo capaci di fare altrettanto con le realtà del cielo. Questo ci dice che credere in Gesù e nel suo messaggio di salvezza è qualcosa di molto impegnativo ed esigente. Non si può rimanere con il piede in due scarpe, soprattutto di fronte alla ricchezza, perché rimanere indifferenti o schierarsi in maniera alterna, una volta da una parte di Dio e una volta dall'altra delle ricchezze, inevitabilmente ci schiera contro Dio.
Siamo chiamati, pertanto, a compiere la nostra scelta in modo radicale e senza tentennamenti: o le ricchezze tenute per sé e venerate come un Dio, o le ricchezze condivise e usate per raggiungere Dio. Di alternative, su questo tema, ne rimangono davvero poche.
don Franco Bartolino
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