Gv 12,20-23

In questa quinta domenica di Quaresima  il vangelo di Giovanni ci porta già a Gerusalemme. Gesù con i discepoli è lì, ed è ormai molto conosciuto, la sua persona suscita perplessità, interrogativi, stupore. Forse spinti da tutto questo alcuni greci si avvicinano a Filippo con la richiesta: “vogliamo vedere Gesù”.

Filippo e Andrea presentano a Gesù la richiesta, ma lui come sempre si sottrae a questo tipo di curiosità.

La sua risposta sembra non avere un senso logico, eppure diventa  l’occasione per spiegare le esigenze del Vangelo, di fare capire ai discepoli che il chicco di grano è chiamato a morire e che il frutto non è mai scontato, ma il risultato di una scelta che attraversa la morte e l’inverno. Gesù sembra dire chi mi cerca ancora non sa cosa significa cercarmi, volermi vedere significa  lasciarsi scomodare, intraprendere un nuovo cammino nel quale si è chiamati a  perdere la propria vita per dare la vita.

Gesù non è venuto per essere cercato, non gli importa niente di tutta la popolarità di cui gode, gli importa che chi lo cerca lo cerchi con la disponibilità di chi vuole amare fino in fondo, di chi nonostante la paura si gioca tutto perché si fida di Lui, come Lui si fida del Padre. Gesù  sa che sarà glorificato e che quell’essere innalzato significa attirare molti a Lui… Significa dare la possibilità all’umanità  tutta di innalzarsi dalla sua condizione di peccato, di non avere più paura di alzare lo sguardo per incontrare il Dio che li ha amati fino alla fine e per sempre.

E nasce la domanda: Vogliamo ancora vedere Gesù? Per seguirlo, per condividere la sua scelta, per amare senza tenere nulla per noi stessi? Vogliamo davvero innalzarci e guardare in alto e guardare la vita, la storia, il quotidiano dall’alto?

Suor Giuliana

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