Tu credi nel Figlio dell’uomo?

Anche questa quarta domenica di Quaresima ci presenta un incontro apparentemente casuale tra Gesù e un mendicante, cieco dalla nascita.

Gesù è in cammino ma il suo non è un semplice passare sulle strade degli uomini, passa, guarda, si ferma.

Gesù incontra un uomo, uno dei tanti mendicanti sul ciglio della strada, uno di quelli che potremo definire con un “difetto di fabbrica”, irrecuperabile, uno di quei casi persi, un cieco nato, appunto.

Infatti chi sta attorno a lui non pensa che possa riavere la vista ma si domanda piuttosto di chi è la colpa, è più facile infatti cercare colpevoli e addossare responsabilità.

Ma Gesù la pensa diversamente ed ecco il miracolo della luce.

Questa vicenda suscita tante reazioni, incredulità, curiosità, voglia di capire e di indagare, ed ecco erigersi i tribunali umani guidati forse da uomini ciechi non dalla nascita ma per scelta. Ci sono tutte le reazioni ma manca la capacità di gioire perché quest’uomo ha riavuto la vista. È questa la certezza del mendicante guarito, ora vede, e lo ribadisce con forza, è tutto ciò che sa dire ed è tutto ciò che basta per la sua felicità e non ha paura anche se viene di nuovo messo da parte, “e lo cacciarono fuori”. Allora ecco il suo secondo incontro con Gesù, quello che li donerà anche la luce del cuore oltre quella degli occhi; Tu, credi nel Figlio dell’uomo? “Credo Signore”. Un brano evangelico pieno di contrasti, di contraddizioni, di chi cerca e di chi rifiuta la luce, ma si chiude con un atto di fede: “Credo Signore”.

Anche la fede come il desiderio di vedere è una scelta, un cammino, un cercare ma è soprattutto

un lieve, soave abbandono nelle sue mani  “e si prostrò dinanzi a lui.”

L’uomo si nutre dalla bocca di Dio


In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Gesù deve scegliere che tipo di Messia diventare, la scelta decisiva di tutta la sua vita.
La prima scelta riguarda il corpo e le cose: sazia la fame, di’ che queste pietre diventino pane. Pietre o pane, piccola alternativa che Gesù spalanca. E dice: vuoi diventare più uomo, vivere meglio? Non inaridire la vita a ricerca di beni, di roba. Sogna, ma non ridurre mai i tuoi sogni a cose e denaro. «Non di solo pane vivrà l’uomo». C’è dentro di noi un di più, una eccedenza, una breccia, per dove entrano mondi, creature, affetti, un pezzetto di Dio.
L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. E accende in me una fame di cielo che noi tentiamo di colmare con larghe sorsate di terra. Invece il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane è vita ma più vita viene dalla bocca di Dio.
Dalla bocca di Dio, dalla sua parola è venuta la luce, il cosmo con sua bellezza e le creature. Dalla bocca di Dio è venuto il soffio che ci fa vivi, sei venuto tu. Se l’uomo vive di ciò che viene da Dio, io vivo di te: fratello, amico, amore, di te. Parola pronunciata dalla bocca di Dio per me.
La seconda proposta tocca la relazione con Dio. Buttati giù, provoca un miracolo! è una sfida, attraverso ciò che sembra il massimo della fede e invece ne è la caricatura, è la ricerca di un Dio magico a proprio servizio. Buttati, così potremo vedere uno stuolo di angeli in volo… Mostra un miracolo, la gente ama i miracoli, e ti verranno dietro. Il diavolo è seduttivo, si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a fare meglio il messia.
Gesù risponde: non metterai alla prova Dio. Ed è la mia fede: io credo che Dio è con me, ogni giorno, mia forza e mio canto. Ma io non avanzerò nella vita a forza di miracoli, bensì per il miracolo di un amore che non si arrende, di una speranza che non ammaina le sue bandiere.
La terza posta in gioco è il potere sugli altri: prostrati davanti a me e avrai il mondo ai tuoi piedi. Il diavolo fa un mercato, al contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. E quanti lo hanno ascoltato, facendo mercato di se stessi, in cambio di carriera, una poltrona, denaro facile.
Il Satana dice: vuoi cambiare il mondo con l’amore? Sei un illuso! Assicura agli uomini pane, miracoli e un leader, e li avrai in mano. Ma Gesù non cerca uomini da dominare, vuole figli liberi e amanti. Per Gesù ogni potere è idolatria.
Il diavolo allora si allontana e angeli si avvicinano e lo servono. Avvicinarsi e servire, le azioni da cui si riconoscono gli angeli. Se in questa Quaresima ognuno si avvicina ad una persona che ha bisogno, ascoltando, accarezzando, servendo, allora vedremmo la nostra terra assomigliare ad un nido di angeli.
(Letture: Genesi 2, 7-9; 3, 1-7; Salmo 50; Romani 5, 12-19; Matteo 4, 1-11)

 

DA AVVENIRE del 6\03\2014

Fondata sulla Roccia

1 LETTURA: Is 6,1-2a.3-8

Sal 137
2° LETTURA: 1Cor 15,1-11
VANGELO: Lc 5,1-11

“Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini”
L’annuncio della Parola e le continue manifestazioni di Gesù, risuonano ancora oggi, in questa quinta domenica del Tempo Ordinario.
Domenica scorsa, alla rivelazione di Gesù: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4,21) ai giudei osservanti della sinagoga, seguì un tumulto d folla che voleva eliminarlo poiché non rispondeva ai loro canoni circa la figura e l’operato del Messia.
Gesù non folle fare miracoli, poiché la loro fede non era ancora salda, viva, “fondata sulla Roccia”, ma sul senso del miracolistico, che lascia il tempo che trova. Al rifiuto dei capi, segue oggi l’accoglienza della folla, di quei poveri (Lc 4,18) veri destinatari del lieto annuncio. La folla è tanta, si stringe intorno al vero Maestro che, ancora una volta, affascina e scalda i cuori con la Sua Parola di Salvezza.
Dio però, non agisce mai da solo … vuol servirsi della nostra disponibilità, affinché il Suo messaggio arrivi fino agli estremi confini del mondo (At 1,8); ecco perché, volgendo lo sguardo, vedendo dei pescatori, con le loro barche e reti, gli chiede aiuto, facendosi mettere a disposizione una barca da cui poter parlare.
La Parola continua a conquistare, a trasformare, a elevare la folla. Anche Pietro e i suoi compagni ne restano affascinati. Gesù lo sa, incontra il loro sguardo e propone lo di gettare le reti. Egli, che scruta i cuori, conosce già in anticipo, la delusione che abita nell’animo di Pietro e dei suoi compagni; hanno pescato tutta la notte (Lc 5,5)… ma a vuoto! Nemmeno un pesciolino… Gesù chiede loro una cosa davvero impossibile!
Solitamente, e Pietro lo sa, si pesca di notte, quando il mare è quieto e i pesci sono “liberi”di nuotare senza il frastuono degli uomini. Non è successo nulla la notte, pescheranno ora? Eppure la Parola del Maestro ha smosso il loro cuore, li ha colmati, ristorati, ridato fiducia e, proprio per questo, con un profondo affidamento, calano le reti che si “ gonfieranno” di pesci (Lc 5,6)!
Stupore, meraviglia, riconoscimento del proprio nulla: “Allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5,8).
Tu sei Dio, pensa Pietro, ed io? Uno che non sa “centrare l’obiettivo”, un peccatore e per questo stringendosi alle sue ginocchia, gli implorerà di allontanarsi da Lui… gli dice di scostarsi, ma lo stringe per non farlo andare via! Non può più fare a meno di Lui, ma non per la pesca “miracolosa”, bensì per quella Parola che, in poco tempo, ha fatto di lui e degli altri una persona nuova.
Gesù cerca collaboratori per la diffusione della Parola e così costituisce Pietro “cacciatore di uomini” (Lc 5,10), come indica il senso letterale del termine; Pietro e gli altri dovranno liberare l’umanità dal mare del male proprio come Gesù ha fatto con loro e donare agli altri la Parola che salva.
Alla vista di tutto ciò, per Pietro e gli altri che erano con lui nulla ha più valore, più importanza di quest’Uomo che parla con parole nuove, vere, dense di significato; così lasciano “tutto” e, senza temere (Lc 5,10) perché sanno di stare con Lui, iniziano una nuova avventura che li condurrà ad imitare ogni giorno, sempre di più, la vita del Maestro e, sul Suo esempio, anch’essi doneranno la vita senza riserva.
Da questo nascerà la Chiesa, ossia ognuno di noi chiamati a vivere il dono della vocazione, una chiamata destinata a tutti, perché universale. Tutti dobbiamo incamminarci sulla via della santità e ognuno secondo i doni e i carismi ricevuti dal Padre, datore di ogni bene, deve adoperarsi a “pescare- cacciare”, trovare quanti più uomini e donne possibili per liberarli dal male che spesso li attanaglia.
La Parola di Gesù: ”Non temere” (Lc 5,10), ci accompagni sempre e ci doni la forza di lasciare il nostro “tutto” (modi di vedere, pensare, agire stereotipati) per metterci con gioia alla Sua sequela. Amen

sr Simona Farace, P.M.E.

Preghiera:
Gesù, Maestro buono,
che appari all’orizzonte della nostra vita
per farvi sorgere l’aurora
dopo una lunga e oscura notte di vana fatica,
rendici umili e fiduciosi fino a sapere, ogni mattino,
gettare di nuovo le reti contando sulla Tua Parola.
Tu che conosci le stanchezze e le paure del nostro cuore,
le tentazioni a disperare della nostra impotenza
e a trascinare avanti un’esistenza delusa.
Liberaci da tutto quello che non è ricerca sincera di Te,
da tutto quello che ci tiene legati
ai nostri schemi mentali e alle nostre abitudini.

 

1 NOVEMBRE 2009 SOLENNITA’ di TUTTI I SANTI

1° LETTURA: Ap 7,2-4.9-14
Sal 23
2° LETTURA: 1Gv 3,1-3
VANGELO: Mt 5,1-12

BEATI VOI!

La Parola di Dio proposta in questa domenica, ci ricorda che è possibile essere felici! Sì, la felicità è un desiderio del cuore dell’uomo che si può realizzare quando decidiamo di cambiare rotta (conversione) e, dalla corsa sfrenata verso il possesso dei beni materiali, volgiamo il passo e soprattutto il cuore in direzione dell’unico vero bene, Dio.

È questo quanto ci ricorda Matteo, nel vangelo odierno, con una logica e con parole che hanno il sapore dell’impossibile e quasi dell’assurdo, ma è anche la strada che hanno intrapreso tanti Amici di Dio, riconosciuti poi come Santi.

Dunque, ecco la notizia strabiliante: si può essere davvero felici, se lo vogliamo!

Le caratteristiche da perseguire e da raggiungere lungo il cammino sono varie; Gesù ci invita a considerare alcune condizioni, vissute per primo da Lui, per intraprendere questa strada della gioia, della felicità.

Il primo passo ci richiama ad essere poveri di spirito vivendo con atteggiamento di abbandono fra le braccia del Padre e facendo della nostra esistenza terrena e umana il luogo possibile del rapporto profondo con Dio, senza contare sulle nostre proprie ricchezze, con la certezza di ricevere come eredità, il Regno di Dio. Tutto questo ci aiuta a comprendere che quando siamo afflitti da qualsiasi sofferenza, dolore, in realtà non siamo soli perché Dio condivide con noi i nostri sentimenti se siamo capaci di aprirci a lui con fiducia. Ci sentiremo così, più rincuorati, più sereni sapendo che anch’Egli ha sofferto e soffre ancora per noi, con noi, in noi.

La sofferenza così vissuta, ci porterà sicuramente a vivere con mitezza, in pace con se stessi e con gli altri senza nutrire avversione verso nessuno nella certezza che Dio ha cura di noi e che ci assisterà in ogni nostro passo proteggendoci con il manto della Sua misericordia. Scoprendo la presenza di Dio in noi, ci sentiremo affamati e assetati di giustizia, non quella dei tribunali terreni, ma quella che sorge nel nostro cuore come bisogno di essere e di vivere così come Dio desidera da noi, con l’ansia e l’anelito di compiere sempre e dovunque la Sua volontà.

Per vivere come Dio ci vuole e in relazione con gli altri abbiamo bisogno di essere misericordiosi come lo è il Padre nostro, operando sempre il bene, alleviando le miserie e le ferite del nostro prossimo, non rendendo male per male o ingiuria per ingiuria (Rm 12,17), perdonando sempre di cuore per ricevere a nostra volta il perdono del Padre e sperimentare quanto è buono il Signore (Sal 33/34).

Se riusciamo a vivere in questo modo, nascerà in noi il desiderio di vedere di Dio e ciò avverrà se sapremo coltivare il cuore puro, cercando con tutto noi stessi di non cedere alle tentazioni e alle lusinghe del mondo (peccato) che tanto dispiacciono a Dio, lasciando spazio invece al bene, ai pensieri di amore e di bontà e alla ricerca costante del volto di Dio. Saremo così pacifici e veri figli di Dio! E, anche se ci saranno persecuzioni perché il mondo ci ostacolerà, potremo essere ancora felici (beati) sapendo che il dono del Padre non lo riceveremo qui ed ora, su questa terra, ma nei cieli dove ci sarà gioia piena, gioia vera.

Chiediamo al Signore di donarci il desiderio di essere come Lui ci vuole e la forza di compiere quanto vogliamo realizzare con Lui.

sr Simona, P.M.E.

PREGHIERA: Che io impari a desiderarti, Signore; che io impari a prepararmi per poterti vedere. Beati i puri di cuore perche ti vedranno.. E ti vedranno non perché sono poveri di spirito, né perché sono mansueti o piangenti o famelici e sitibondi della giustizia o misericordiosi, ma perché sono puri di cuore… Buona è l’umiltà per avere il regno dei cieli, buona la mansuetudine per possedere la terra, buono il pianto per essere consolati, buona la fame e la sete della giustizia per essere saziati, buona la misericordia per ottenere misericordia, ma,è la purezza del cuore che fa vedere te o Signore. Aiutami a produrre per tuo mezzo e in unione con te, frutti abbondanti di opere buone, di misericordia, di benignità, di bontà.

Sant’Agostino

Su di noi

Nel nostro nome "Piccole Missionarie Eucaristiche" è sintetizzato il dono di Dio alla Congregazione. Piccole perchè tutto l'insegnamento di Madre Ilia sarà sempre un invito di umiltà, alla minorità come condizione privilegiata per ascoltare Dio e gli uomini.
80124 Bagnoli, Napoli
[+39] 0815702809

Privacy Policy

Privacy Policy

Ultimi articoli

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter