Gv 3, 14-21

Dio ha tanto amato il mondo…

In questa quarta domenica il Vangelo di Giovanni ci propone il dialogo di Gesù con Nicodemo.

Gesù ricorda a Nicodemo che quando Lui sarà innalzato sulla croce lo sguardo e il cuore degli uomini saranno per sempre invitati ad innalzarsi, a guardare in alto. Un segno che ha dato il senso al tempo e ci ha donato l’eternità…perché chiunque creda in Lui abbia l’eternità.

Ma c’è molto di più; Gesù dice a Nicodemo una delle frasi più belle del Vangelo, anzi questo è il Vangelo;

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito.

Questo fa chiarezza  non solo per i dubbi, le perplessità, la curiosità di Nicodemo, ma è la luce per tutti noi, è la risposta che può davvero illuminare ogni notte; Dio ha tanto amato il mondo…non solo ha amato, ma ha tanto amato. Il vero amore quando è grande diventa visibile, credibile, tangibile così è diventato visibile nel figlio unigenito. Dio ci ha amato e solo chi ci ama davvero può desiderare per noi la vita, Dio vuole che noi viviamo come Lui per l’eternità. Vuole per noi esattamente ciò che ha Lui, la Vita per sempre!

Il discorso di Gesù continua con l’invito a fare una scelta. Lui ovviamente ha capovolto le logiche, non più per giudicare ma per amare, ma nello stesso tempo bisogna decidere da che parte stare, se preferire il buio e la notte o aprirsi alla luce. L’amore è una possibilità, ma anche una decisione di ognuno, non si impone ma attende di essere la via che gli uomini sceglieranno.

Ogni volta che si guarda la croce potremo ripetere questa certezza; Dio ha tanto amato il mondo, Dio ha tanto amato me!

suor Giuliana

Gv 3, 14-21

Dio ha tanto amato il mondo…

In questa quarta domenica il Vangelo di Giovanni ci propone il dialogo di Gesù con Nicodemo.

Gesù ricorda a Nicodemo che quando Lui sarà innalzato sulla croce lo sguardo e il cuore degli uomini saranno per sempre invitati ad innalzarsi, a guardare in alto. Un segno che ha dato il senso al tempo e ci ha donato l’eternità…perché chiunque creda in Lui abbia l’eternità.

Ma c’è molto di più; Gesù dice a Nicodemo una delle frasi più belle del Vangelo, anzi questo è il Vangelo;

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito.

Questo fa chiarezza  non solo per i dubbi, le perplessità, la curiosità di Nicodemo, ma è la luce per tutti noi, è la risposta che può davvero illuminare ogni notte; Dio ha tanto amato il mondo…non solo ha amato, ma ha tanto amato. Il vero amore quando è grande diventa visibile, credibile, tangibile così è diventato visibile nel figlio unigenito. Dio ci ha amato e solo chi ci ama davvero può desiderare per noi la vita, Dio vuole che noi viviamo come Lui per l’eternità. Vuole per noi esattamente ciò che ha Lui, la Vita per sempre!

Il discorso di Gesù continua con l’invito a fare una scelta. Lui ovviamente ha capovolto le logiche, non più per giudicare ma per amare, ma nello stesso tempo bisogna decidere da che parte stare, se preferire il buio e la notte o aprirsi alla luce. L’amore è una possibilità, ma anche una decisione di ognuno, non si impone ma attende di essere la via che gli uomini sceglieranno.

Ogni volta che si guarda la croce potremo ripetere questa certezza; Dio ha tanto amato il mondo, Dio ha tanto amato me!

suor Giuliana

Gv 12,20-23

In questa quinta domenica di Quaresima  il vangelo di Giovanni ci porta già a Gerusalemme. Gesù con i discepoli è lì, ed è ormai molto conosciuto, la sua persona suscita perplessità, interrogativi, stupore. Forse spinti da tutto questo alcuni greci si avvicinano a Filippo con la richiesta: “vogliamo vedere Gesù”.

Filippo e Andrea presentano a Gesù la richiesta, ma lui come sempre si sottrae a questo tipo di curiosità.

La sua risposta sembra non avere un senso logico, eppure diventa  l’occasione per spiegare le esigenze del Vangelo, di fare capire ai discepoli che il chicco di grano è chiamato a morire e che il frutto non è mai scontato, ma il risultato di una scelta che attraversa la morte e l’inverno. Gesù sembra dire chi mi cerca ancora non sa cosa significa cercarmi, volermi vedere significa  lasciarsi scomodare, intraprendere un nuovo cammino nel quale si è chiamati a  perdere la propria vita per dare la vita.

Gesù non è venuto per essere cercato, non gli importa niente di tutta la popolarità di cui gode, gli importa che chi lo cerca lo cerchi con la disponibilità di chi vuole amare fino in fondo, di chi nonostante la paura si gioca tutto perché si fida di Lui, come Lui si fida del Padre. Gesù  sa che sarà glorificato e che quell’essere innalzato significa attirare molti a Lui… Significa dare la possibilità all’umanità  tutta di innalzarsi dalla sua condizione di peccato, di non avere più paura di alzare lo sguardo per incontrare il Dio che li ha amati fino alla fine e per sempre.

E nasce la domanda: Vogliamo ancora vedere Gesù? Per seguirlo, per condividere la sua scelta, per amare senza tenere nulla per noi stessi? Vogliamo davvero innalzarci e guardare in alto e guardare la vita, la storia, il quotidiano dall’alto?

Suor Giuliana

MC 1,12-15


In questa prima domenica di Quaresima il Vangelo ci presenta Gesù nel deserto.
A differenza degli altri sinottici Marco non elenca le tre tentazioni di Gesù, ma subito ci fa entrare in un clima di essenzialità. Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto, per quaranta giorni è tentato, ma anche servito dagli angeli. Sembra che Marco ci voglia dire che ogni deserto ha le sue tentazioni, che sempre il nostro rapporto con Dio è minacciato da chi vuole dividerci dalla nostra forza. Quando si vive senza Dio si diventa vulnerabili, deboli, preda del tentatore, ma con Dio anche nel deserto siamo al sicuro perché sempre ha degli angeli che sono lì a servirci.
Siamo spinti allora ad entrare nel deserto, questo tempo è l’opportunità di fare la scelta dell’essenziale, di ciò che conta, ci aiuta a scegliere di saziare la fame del cuore, di rispondere al potere con l’obbedienza a Dio, di non possedere tutti i regni della terra, ma di appartenere a Dio solo, lui solo adorare e proclamare. Tutti siamo chiamati a diventare cercatori e testimoni dell’essenziale, ricordare a tutti che appartenere a Dio è ricchezza, che servire è regnare, che possiamo affidare a Lui le nostra fame di felicità, giustizia, amore.

Gesù ci insegna a vivere e a vincere il deserto perché c’è un Regno che attende il servizio e la Parola, perché c’è un Vangelo che deve essere annunciato, c’è un invito accorato da portare a tutti: “Convertitevi e credete il Vangelo”, ossia, volgetevi verso la Bella Notizia e a lei solo affidate il cuore.
Suor Giuliana

Mc 9,2-10

Questa domenica la liturgia ci fa fare un passaggio veloce dal deserto al monte, dove la costante rimane il profondo rapporto di Gesù con il Padre.  Nel deserto Gesù unito al Padre vince la tentazione ed è pronto per annunciare il Regno di Dio, sul monte di nuovo una profonda esperienza che, però, questa volta coinvolge anche i tre discepoli. Su quel monte succedono tante cose, Gesù che si trasfigura, la presenza di Elia e Mose e poi la voce del Padre che conferma la missione del figlio e invita ancora una volta all’ascolto.

È proprio “ascolto” la  parola chiave di questo Vangelo, in tutta la storia della salvezza vediamo che la relazione tra Dio e gli uomini poggia sulla capacità dell’ascolto reciproco. Dio ascolta il suo popolo e il popolo è costantemente richiamato ad ascoltare il suo Dio… E’ ciò che hanno fatto Mosè ed Elia.

Sul monte Tabor avviene quindi una sintesi perfetta, lo stesso Dio che ha sempre accompagnato il suo popolo è lì presente in Gesù annunciando, attraverso la trasfigurazione,  che la nostra vita è chiamata alla luce completa, alla liberta totale, alla risurrezione che supera per sempre la morte. Tutto questo non avviene rimanendo sul monte, ma scendendo e ascoltando: “Questi  è il figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”.   E’ l’ascolto di Lui che ci rende nuovi, luminosi, credibili, ascoltando non solo ciò che dice, ma anche le sue scelte. Bisogna ascoltarlo soprattutto quando si avvia verso Gerusalemme dove tutto si compirà in un meraviglioso progetto d’amore che passa per il dolore  e la morte, ma che culmina nella Resurrezione.

suor Giuliana

Su di noi

Nel nostro nome "Piccole Missionarie Eucaristiche" è sintetizzato il dono di Dio alla Congregazione. Piccole perchè tutto l'insegnamento di Madre Ilia sarà sempre un invito di umiltà, alla minorità come condizione privilegiata per ascoltare Dio e gli uomini.
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