Sei mesi dopo l’annuncio della nascita di Giovanni Battista al vecchio Zaccaria, il povero Gabriele ci riprova di nuovo, ma questa volta da tutt'altra parte: si reca a Nazareth. Quando l'angelo arriva da Maria le dice: "Rallegrati, piena di grazia”. Se Maria può accogliere il compito d'essere la madre del Messia, non è certo per meriti acquisiti. Infatti l'angelo la saluta come “piena di grazia” e non come “piena di meriti”. Al centro c'è la grazia di Dio nel quale tutto è possibile. Anche in noi è possibile questo miracolo se lasciamo aperta la porta o almeno socchiusa; se ci decidiamo a non considerare la chiamata di Dio esclusivamente come un premio per le nostre capacità, ma come un appello ad aprirsi alla Sua imprevedibile e misteriosa novità. Lasciamoci raggiungere ed amare perché Dio non ha nessun altro che noi e non può fare nulla senza di noi. Ma può fare tutto con noi. Il primo miracolo di Maria è non essere scappata, infatti la sua prima e vera santità sta in una parola che dice presenza vera: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Gesù viene al mondo per la consapevole incoscienza di questa ragazza, che non comprende tutto e subito ma dice “Si” a ciò che gli viene posto dinnanzi. Anche a noi, ogni giorno, Dio continua a domandarci qualcosa. Ogni giorno Dio si fa mendicante del nostro Si. È così che Cristo continua a venire al mondo. Pochi giorni ci separano dal Natale, proviamoci almeno un po' a prendere distanza da quell'abisso di banalità che ci circonda e ci stordisce. Lo Spirito ci aiuti a sottrarci alle nostre tranquille sonnolenze e all'indifferenza che ci asfalta il cuore e lasciamoci stupire e meravigliare da questo Dio che viene ad abitare in mezzo a noi!

                                                                                                                                                     don Franco Bartolino

La terza domenica di Avvento è caratterizzata dal tema della gioia, che dovrebbe trasparire nel vissuto del cristiano: non perché non senta più la sofferenza, ma perché sa che il Padre lo ama, fino a dare    il suo Figlio.

La nostra gioia nasce dall’esperienza che facciamo di Dio nella nostra vita quotidiana, nelle nostre relazioni, nel contesto concreto in cui viviamo, nel dare ragione della speranza che è in noi. Questa speranza che fonda la nostra libertà è data dalla consapevolezza di essere amati.

Il colore rosaceo dei paramenti cl ricorda che il tempo dell’attesa sta per trasformarsi nella luminosità della venuta del Signore, che prende dimora in mezzo a noi. Gesù risponde al Battista e a noi  rimandando alle sue opere. La salvezza è accoglierlo così come si rivela, senza pretendere di conformarlo   ai nostri desideri. Il Signore ci invita a uscire dall’ambiguità e a verificare la nostra posizione nei suoi confronti.

Il Regno di Dio si scontrerà sempre con il mondo e sempre apparirà fragile, sebbene tracci nel deserto interiore dell’uomo una strada verso la salvezza. La pazienza, pertanto, si apre alla beatitudine per chi non si scandalizza della debolezza con cui il Regno di Dio si presenta. La domanda del Battista in carcere è salutare, perché manifesta l’inconsistenza delle sue attese e lo apre all’ascolto di ciò che l’altro dice.

La vera gioia, a cui oggi siamo chiamati, è quella di non scandalizzarci di Gesù, che viene in modo diverso da come lo attendiamo.

Giovanni non è un maestro di certezze, ma un ricercatore della verità, che si pone in questione e    si mette in ascolto. E’ la grandezza elogiata da Gesù: il suo essere uomo autentico, che vive ciò che professa, interroga il Signore e attende una risposta.

Il Signore risponderà sulla croce, dove appare come mite, ma allo stesso tempo tanto forte da portare su di sé ogni violenza del mondo, senza restituirla, che ci rende grandi nel Regno  dei  cieli,        benché piccoli e poveri davanti agli uomini.

Contemplando il crocifisso-risorto il nostro cuore si apre profondamente alla gioia, la nostra pazienza trova il suo frutto, la nostra attesa ottiene la risposta, perché contempliamo la nostra cecità guarita, la nostra sordità sanata, il nostro essere muti, aprirsi al rendimento di grazie.

Quando S. Paolo esorta i credenti:” Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie”, presenta la fede nel Signore Gesù come esperienza di letizia. Chi ha percepito l’amore di benevolenza di Dio sul mondo, diventa capace di accoglierlo nella preghiera.

Chi prega in sincerità ritroverà la libertà interiore che gli permette di essere lieto e vivere in rendimento di grazie. Ma la letizia che fa vivere è quella che germoglia, come dice il profeta Isaia, dall’incontro con colui che scopro essere il mio Salvatore, col quale attraversare dolori e fatiche.

Il Battista, rispondendo a coloro che gli chiedono conto della sua identità, non si dà un nome suo, ma si definisce in rapporto a Cristo” voce che grida” o “amico dello sposo”.

Le persone più vicine a Cristo sono quelle che lasciano che il Cristo traspaia in loro e proprio   questo costituisce la loro identità, nella quale leggono e comprendono la loro storia.

                                                                                                                                                                     suor Annafranca Romano

Sui Monti, come nel deserto, risuona una voce: “Ecco, la Buona Notizia di Gesù Cristo!” Non più messaggeri, non più lettere da consegnare, non più portatori di un buon augurio, ma Colui del quale si dice: “Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio” (cfr. Is 40,1-5.9-11). Giovanni  il Battista conferma: “Dppo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali” (Mc 1,1-8).

Sì, il Signore viene! Ma stranamente ancora oggi, viene con una forza sorprendente, perchè vieni sì con potenza, il suo braccio detiene sì il dominio, ma non come pensiamo noi. Non come lo vediamo nei potenti del mondo, non come immaginiamo noi la forza e la sperimentiamo anche nelle piccole cose del nostro quotidiano. La potenza del Signore, il suo dominio è, e sempre sarà, la debolezza dell’Amore. Egli viene sempre, non imponendosi con prepotenza ,ma proponendosi con tenerezza. Ecco la Buona Notizia che ancora oggi dà stupore nella mente e nei cuori di ognuno di noi,  abituati al tuono di voce più alto, a scegliere i primi posti, a volere essere serviti, riconosciuti, ripagati... Egli viene e porta con sè il premio che è la dignità di sentirci amati gratuitamente  come figli, per i quali, l’amore della Trinità ha già messo in moto “il nuovo cielo e la nuova terra, dove avrà stabile dimora la giustizia” (cfr. 2Pt 3,8-14).

Allora questa Buona Notizia non é solo qualcosa per me. E’ qualcosa che mi appartiene, fa parte di me: “Sono io una missione in questo mondo” dice papa Francesco!

Beati noi, se accogliamo questa lieta notizia e - come Giovanni nel deserto- ci dedichiamo alle cose essenziali, non per sopravivere ma per vivere realmente, e renderci consapevoli di essere partecipi, protagonisti, costruttori di questo nuovo mondo. Abbiamo con noi Colui che ci ha battezzato con lo Spirito Santo, il divino ristoratori della nuova umanità.

                                                                                             suor Maria Aparecida Da Silva

Inizia il Tempo di Avvento che vuol dire: “Inizia qualcosa che ti viene incontro”. L'Avvento implica sempre un essere sorpresi: ciò che ci viene incontro, infatti, non è mai come noi l'avevamo pensato o pianificato, ha sempre un margine che ci sfugge. Dobbiamo lasciarci sorprendere e permettere al Signore di agire nella nostra vita.

            Tutto quello che noi decidiamo non ci sorprende affatto: lo conosciamo già, per questo l'Avvento è sempre un'avventura: perché è un andare incontro verso qualcosa che ancora non conosciamo e questo, se da una parte ci attrae, dall'altra ci fa paura e ci costringe a cambiare le nostre idee su di noi, sulla vita, su Dio. Insomma l'Avvento è un tempo in cui tutto si fa più vicino: Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso.

            L'altro grande mistero dell'Avvento è l'attesa. Tutte le cose hanno un tempo di attesa. Prima del loro tempo le cose non nascono. L'attesa è soprattutto tenacia: è rimanere anche se non si vedono i frutti, anche se non sembra accadere nulla, anche se non ci sono apparenti vie d'uscita, anche se mi sembra di essere sempre al solito punto.

            Il brano del Vangelo di questa ruota attorno ad una mini-parabola. Dio è come quel padrone che torna all'improvviso, senza annunciarsi, infatti ogni ingresso di Dio nella nostra vita è sempre misterioso. Allora Gesù ci dice che è necessario essere persone sveglie e attente per non lasciarci travolgere dalle false urgenze del mondo.

            L'invito è chiaro per tutti: ognuno deve rimanere sveglio e non addormentarsi. Questo è il grande pericolo della vita: prendere sonno, allora non dormire, sii sveglio, assapora questo momento.                       

            Abbiamo una nuova possibilità: il Signore viene ancora per noi. Questa è la bella notizia dell'Avvento: Lui, di certo, non si è ancora stancato di noi! Sereno Anno liturgico a tutti.

                                                                                               I    don Franco Bartolino

La Parola di Dio che ci ha accompagnato nelle ultime domeniche ci ha presentato il Regno di Dio come una realtà gioiosa, come un dono gratuito che va accolto con riconoscenza e gratitudine ma che richiede anche la nostra responsabilità e il nostro impegno. Il Signore infatti ha dato a ciascuno doni e capacità da utilizzare con responsabilità e da mettere a servizio degli altri per poter partecipare alla gioia del “padrone”.

Le opere da realizzare e che ci faranno partecipare alla signoria del nostro Signore, vengono espresse chiaramente nel vangelo di oggi nella solennità di Cristo Re dell’universo. Sono le opere di misericordia, le opere che rivelano la gioia di appartenere a un mondo rinnovato dalla venuta del Signore, che spengono ogni dubbio agli altri che noi stessi siamo stati raggiunti da una gloria indicibile che non è di questo mondo, ma che in questo mondo è entrata per portare a tutti la verità tanto attesa che è verità nella carità.

Gioia che si misura nello sguardo amabile, nella mano tesa, nella compagnia donata, nell’acqua offerta, nei beni condivisi, nel tempo regalato senza condizioni… a tutti, soprattutto agli ultimi, agli esclusi, a coloro da cui solitamente si preferisce prendere le distanze.

La regalità di Cristo, oggi, si manifesta nei nostri gesti. Cristo è Signore se sapremo sempre di più amare i fratelli, diventare trasparenza della misericordia, testimoni credibili della compassione. Chiediamo al Signore, nostro Re, di donarci i Suoi occhi e il Suo cuore affinché il nostro essere nel mondo sia riflesso del Suo Amore.

                                                                                                       suor Maria Assunta Cammarota

Su di noi

Nel nostro nome "Piccole Missionarie Eucaristiche" è sintetizzato il dono di Dio alla Congregazione. Piccole perchè tutto l'insegnamento di Madre Ilia sarà sempre un invito di umiltà, alla minorità come condizione privilegiata per ascoltare Dio e gli uomini.
80124 Bagnoli, Napoli
[+39] 0815702809

Privacy Policy

Privacy Policy

Ultimi articoli

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter