Il Vangelo di questa domenica (Marco 13, 24-32) ci proietta lontano, sembra che ci spinga verso una dimensione incomprensibile. Gesù parla ai discepoli delle cose ultime, della sua venuta nella gloria e dei segni che l’accompagneranno.

Segni grandiosi, terribili, spaventosi in un universo fragile, che degrada e si spegne “…il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno” (Marco 13, 24). Ci guardiamo intorno e comprendiamo, sì, quanto siano fragili gli ecosistemi, quanto sia fragile la nostra vita, le nostre relazioni. Dimentichiamo di essere ospiti e ci ergiamo a padroni dell’universo, e per quanto ci affanniamo non siamo capaci di aggiungere un’ora soltanto alla nostra vita. Le catastrofi provocate dai fenomeni atmosferici che sfuggono ad ogni previsione, quelle provocate da una natura che si ribella agli interventi umani devastatori, la violenza cieca e bruta che uccide e ferisce popoli e nazioni, ci fanno sentire fragili e impotenti. Ecco allora lo spiraglio di luce che non manca mai nel Vangelo. Abbiamo la sua Parola, potente, forte, concreta, vera. Ecco il motivo della speranza: il suo messaggio non passerà mai, è indistruttibile e resiste al tempo e alle tempeste. La sua è sempre parola che invita a ricominciare, indica nuovi cammini, nuove aperture: “non temere”; “alzati e cammina”; “io sono la resurrezione e la vita”…Sta spuntando una nuova gemma e un nuovo germoglio e una strada si apre nel deserto (Isaia 43).

Finchè abbiamo la sua Parola abbiamo sempre un motivo per rialzarci. Abbiamo l’inspiegabile certezza della fede che ci fa vivere il presente con gioia. Abbiamo la chiave per guardare all’eternità con speranza. Il limite, la fragilità che ci portiamo dentro non sono più una vergogna, ma diventano lo spazio, il luogo abitato da Dio. “Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte” (Marco 13, 29-30).

“Egli è vicino” e non mancheranno uomini e donne che con fiducia incrollabile risponderanno alla forza bruta della violenza con la misericordia e  la bellezza. Che con speranza saranno capaci di curare i semi della pace e con pazienza e nel silenzio tessere reti di solidarietà, capaci di salvare il mondo.

Questa pagina evangelica di Marco ci fa incontrare Gesù nel tempio  che insegna alla folla. Gesù nel suo insegnamento esorta a fare una scelta, decidere da chi “guardarci” e anche a chi guardare. Ci sono gli scribi, una categoria che vive per l’apparenza, e l’ipocrisia è il loro distintivo. Tutto ciò che fanno è perché venga visto dagli altri uomini, in nome di Dio cercano se stessi. Non c’è cuore, né umanità nei loro gesti, nelle loro scelte, nelle loro offerte: “Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere”.

Per Gesù è un altro lo stile del vero credente: non cerca nulla dagli uomini, ma vive solo e semplicemente al cospetto di Dio. Sono i poveri i prediletti di Dio, quelli che non contano, che per gli uomini sono invisibili, sono proprio loro dai quali dobbiamo imparare l’arte del dono e della condivisione. Cambia totalmente la scena. La protagonista per Gesù diventa una povera vedova che magari tutto ciò che desidera è proprio non essere vista mentre getta solo due monetine nel tesoro del tempio. È invece è da lei che parte ancora una volta la nuova visione, dove ciò che è piccolo conta di più, dove i gesti del cuore superano le grandi imprese. Ha gettato poco nel tesoro del tempio, questa povera vedova, ma ha gettato tutto, tutto quello che aveva per vivere. I veri poveri sanno che solo Dio merita il tutto e il meglio. Gesù invita a guardare chi sta in basso per imparare le grandi cose della vita.

E’ dal basso, dalla terra che arrivano le grandi lezioni su come vivere all’altezza dell’uomo e di Dio. Il Vangelo è pieno di queste strane lezioni che non arrivano dalle cattedre, nè dai troni  dei grandi della terra, ma da una grotta, dai pastori, dai bambini che Gesù accarezza, prende in braccio, pone al centro come esempio.  Persino dai peccatori che si convertono e per primi intuiscono che l’amore è un dono gratuito non un merito!

Guardatevi dagli scribi, da tutto ciò che anche oggi rende la nostra vita e le nostre scelte una “messa in scena” e “guardate” la vedova del tempio e i tanti uomini che, nella storia e quotidianamente, ci insegnano a dare tutto quello che abbiamo per vivere. E la vita ritornerà ricca, abbondante, generosa, infinita perché “La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminui…”(1Re 17, 16).

suor Giuliana

La pagina evangelica di Marco di questa domenica é davvero una pagina di luce. Gesù continua il suo grande viaggio fatto di incontri, sguardi, polemiche, e quasi sempre circondato di folla. Su questa strada c’è anche un cieco, Bartimeo, mendicante di luce, ricco solo di un mantello. Sente che sta passando Gesù e non perde l’occasione che poi gli cambierà la vita. Fa sentire la sua voce, forte, potente. Un grido il suo che non passa inosservato, un grido rivolto al figlio di Dio:”Figlio di Davide, abbi pietà di me!”.

Come spesso accade c’è chi vuole smorzare questa voce, difficilmente siamo spinti a gridare i nostri desideri, ma piuttosto a reprimerli…taci! Non è cosi per Gesù, la cui missione è ascoltare il grido di chi soffre, é il mestiere di Dio che a Mosè si presenta come colui che ascolta la sofferenza…Il grido del popolo é arrivato fino al cielo. “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze” (Esodo 2, 7)

Ecco Gesù che si ferma a questa voce e prima di tutto entra in dialogo, instaura una relazione, comunica e fa comunicare. Cosa vuoi che io faccia per te? Risveglia così il desiderio di luce che ora si può esprimere in tutta la sua forza e chiarezza…

Che io veda di nuovo…E’ l’espressione più eloquente. Ogni volta che si ha il coraggio di professare e gridare la propria fede, che si abbandona il proprio pezzo di strada, quel ciglio che ci tiene immobili, noi siamo capaci di vedere di nuovo. Riavere la vista ossia, abbandonare il proprio mantello, superare le barriere umane che vogliono impedire ai nostri desideri di arrivare al cuore di Dio. Siamo un po’ tutti mendicanti di luce, bisognosi di sentirci dire parole di resurrezione. “Coraggio alzati, ti chiama”. É tutto ciò di cui abbiamo bisogno perché avvenga anche per noi un incontro luminoso e trasformante che, dopo tutto, ci renda semplicemente suoi discepoli e seguaci: “E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”.

In sintesi e in ultima analisi questo significa per un cristiano riavere la vista: Scegliere chi seguire e da chi farsi illuminare.

Suor Giuliana Imeraj

Il Vangelo di questa domenica (Mc 10,35-45) parte con una richiesta diretta e sincera. Due discepoli e due fratelli vanno da Gesù e chiedono un posto speciale per loro, ma non su questa terra, nella gloria. Eppure Gesù poco prima (Vangelo di domenica scorsa Mc 10,17-30) aveva promesso con certezza il centuplo su questa terra e la vita eterna. Giacomo e Giovanni vogliono qualcosa di più e sono anche disposti a bere il calice che berrà Gesù…Per un posto speciale si è disposti a tutto!

Gesù si mette a disposizione, ma richiama i due a prendere consapevolezza del proprio grande desiderio che nasconde certamente la voglia di primeggiare: “Non sapete cosa chiedete”. O meglio non sapete dove vi può condurre questa vostra ambizione. Poi ricorda Gesù che tutto è nelle mani del Padre come lo è anche Lui, in un totale abbandono alla sua volontà, senza pretesa alcuna.

Non potevano anche questa volta mancare le reazioni degli altri, indignati e forse invidiosi, non di come pensano Giacomo e Giovanni…In fondo tutti vogliono primeggiare, avere un premio per la loro sequela al maestro. Gli altri discepoli sono infastiditi dal fatto che i figli di Zebedeo si sono proposti, hanno giocato d’anticipo, quasi in contro piede: tocca al maestro assegnare i posti, stabilire chi è il primo  o il secondo. Gesù non è venuto per indicare e stabilire dei posti, non fa le classifiche, propone però  il servizio come la strada  per il primo posto, diventare servi per scelta e convinzione. Gesù propone un netto paragone: come pensano i dominatori di questo mondo e come dovrebbero pensare loro, suoi discepoli.

“Tra voi però non sia così”. Un altro insegnamento incomprensibile per i discepoli, pur offrendo Gesù il suo stesso esempio: “Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Non avere un proprio posto, un proprio privilegio, un proprio vantaggio, ma…dare la propria vita. Tutto questo diventerà chiaro forse, quando Gesù si cingerà il grembiule, offrirà il proprio corpo e sangue, si caricherà della croce. Ma chissà se per i tanti discepoli che la storia del Cristianesimo ha rigenerato è chiaro che il figlio dell’uomo è venuto a servire, non a farsi servire!

Insieme a Giacomo e Giovanni, insieme agli altri dieci che si indignano c’è una Chiesa che fa fatica a comprendere il vero senso della sequela. Ci siamo noi tutti desiderosi  di una sana coerenza,  ma nello stesso tempo ansiosi e paurosi…Servire basterà per essere felici? Gesù ci ha confermato che è così, e allora, non c’è che fidarsi e continuare il cammino con fiducia.

Sr Giuliana

Oggi Marco (cap.10,17-30) ci presenta una pagina evangelica fatta di incontri, sguardi, proposte, scelte e interrogativi.

Un tale corre incontro a Gesù con la voglia di incontrare un maestro e soprattutto con l’atteggiamento di chi vuole capire il senso della vita ed essere felice. Un tale che è già sulla buona strada, osserva già i comandamenti. Ma i comandamenti non bastano per essere felici, non sono la meta e il fine. Gesù alza il livello della proposta, si può uscire dalla spirale delle osservanze, ci dice che si è veramente felici non solo quando si vivono alla lettera delle regole ma quando si fanno delle scelte per gli altri. “Va vendi quello che hai e dallo ai poveri”…e ancora di più, vieni e seguimi. Gesù non dice a questo tale, vendi, dai e basta…dai il tuo tesoro per un altro tesoro in cielo. È troppo, è impossibile, è destabilizzante questa proposta e rende scuri in volto, fa ritornare sulla stessa strada. Questo tale sceglie di essere triste e sicuro, Gesù propone felicità e incertezza. Questo episodio ci ricorda che spesso si preferisce rimanere schiavi tranquilli piuttosto che diventare camminatori inquieti, cercatori dell’infinito.

Anche Gesù riconosce che è molto difficile, questa diventa per lui l’occasione buona per ricordarlo ai discepoli ripetendolo addirittura due volte.

Una lezione importante, fondamentale, seguire il Signore non è una cosa semplice, automatica, naturale, seguire il Signore è una scelta continua. Questo spaventa i discepoli, cominciano a pensare che nessuno può farcela ed ecco Gesù che li incoraggia da maestro e amico: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio. Perché tutto è possibile a Dio”.

I dodici hanno seguito con grande attenzione questo discorso e subito lo calano nella loro realtà, lo applicano alle loro scelte. “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” quante volte con Pietro vorremmo ripetere questa affermazione. È sempre presente la logica del contraccambio dentro di noi, serpeggia la paura di aver perso tutto nel seguire il Signore. E Gesù rassicura che nella sequela non si rimane mai a mani vuote, non si rimane mai soli, non si smette mai di vivere e di soffrire per la causa del Vangelo. Tutto in sovrabbondanza, come sempre, l’amore e il dono di Dio vanno in eccesso, vanno oltre, guardano al futuro, all’eternità!

Forse non c’è pace per chi vuole essere felice alla maniera di Dio, secondo la pedagogia  di Gesù, per causa sua e del Vangelo, ma di sicuro il Signore non si lascia vincere in generosità. «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». Questa è la risposta di Dio alle attese degli uomini, supera il tempo e le logiche, non ha misura e limiti, perché è la risposta di chi ci ama veramente.

Sr Giuliana

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